sabato 17 settembre 2011

IL BINOCOLO DI PETER


Una volta un bambino che a piccoli passi si avvicinava all’inizio della fanciullezza, aveva trovato un binocolo.
Incuriosito, lo aveva preso in mano e aveva iniziato a guardarci dentro.
Non sapeva ancora da che parte guardare: non ne capiva il funzionamento.
Aveva provato a puntarlo in qualche direzione, ma le immagini che vedeva dentro all’inizio erano sfocate.
Da un lato risultavano troppo ravvicinate e dall’altro troppo piccole.
Provava a regolarlo con la rotellina che c’era, ma non ne aveva dimestichezza e non riusciva a centrare le focali, né gli obiettivi verso cui puntare.
Era fortemente incuriosito dalle potenzialità di quello straordinario strumento, ma al tempo stesso, quasi spaventato dall’uso che ne poteva fare e tergiversava.
Voltandosi indietro, vedeva i bambini più piccoli e i loro piccoli mondi, sereni, tranquilli e ricolmi di attenzioni da parte di tutti.
Lanciando il suo sguardo avanti a lui, intravedeva appena, ancora avvolto dalle nebbie del futuro, i ragazzi più grandi che volevano essere liberi e scegliere dove camminare, ma che a volte quando parlavano non venivano capiti.
Era nel mezzo, incerto se soffermarsi ancora, quasi nel rammarico di non poter tornare ad anni più giovani, o rompere ogni indugio e allungare con decisione il passo per far diradare al più presto quelle nebbie.
Quel binocolo era solo un pretesto: chi si doveva concretizzare era l’Io che stava dentro.
E quel bambino non era più sicuro di esserlo ancora per molto.

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