sabato 17 settembre 2011

IL SIGNORE CHE AVEVA PERDUTO LA SUA VOCE


Un signore che si era accorto di essere rimasto senza voce, alzandosi la mattina dal suo letto, provò a cercarla davanti lo specchio.
Ma, aprendo la bocca e guardando bene in fondo alla gola, non vide uscire alcuna parola, neanche provando a pronunciarla.
Le parole in genere si vedevano sbucare dalla sua gola, tutte rivestite e piene di aria e sbuffavano per l’impazienza di uscire, si disperdevano e si mescolavano nell’aria frizzante del giorno in una miriade di suoni di tutte le parole dette da tutti e abbandonate a mezz’aria.
Prima di cadere nel vuoto, le parole trovavano la strada per farsi ascoltare da qualcuno, appropinquandosi alle sue orecchie e percorrendo i condotti fino ai timpani, dove riuscivano a suscitare significati che venivano recepiti.
Ma quella mattina proprio non ne usciva nessuna: probabilmente le corde vocali erano entrate in sciopero e avevano deciso di lasciar passare solo l’aria, di parole nemmeno l’ombra.
Quel signore pensa e ripensa e poi finalmente si ricorda.
Si ricorda che il giorno prima, verso sera, era stato allo stadio a vedere una partita di pallone con gli amici e, preso dalla foga della gara, aveva urlato per tutto il tempo a squarciagola. Ma la sera era umida e fredda e la sua gola spudoratamente scoperta.
Non si tratta di sciopero, no, di un forte mal di gola, da curare con sciroppi adeguati e sciarpe calde.
Dopo qualche ora di riposo, ecco rispuntare le prime timide paroline, tutte incappucciate e roche che, poco a poco escono e disperdono il loro suono nell’aria.
Quel signore, tutto contento, quasi le accarezza e d’ora in avanti starà più attento a non maltrattare di nuovo la sua voce.

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