sabato 17 settembre 2011

LA CARTA DEI FICOZZI


Se un bambino sbatteva la testa da qualche parte e si faceva male, subito la mamma, per tranquillizzare la preoccupazione che lo spavento aveva suscitato, sul bernoccoletto che si andava formando, poneva un foglio di una carta speciale, chiamata la “carta dei ficozzi”, per le sue indubbie qualità curative di riuscire ad assorbire lo spavento e far passare il dolore che il bambino sentiva.
Il bernoccoletto, poi, poteva anche restare per un po’ di tempo, quasi a ricordare, alla capoccetta un po’ avventata, che il pericolo esisteva e andava tenuto presente, prima di avventurarsi in giochi avventati.
Ma quella carta morbida, spessa e giallognola, tratteneva in sé ben più di un semplice bernoccoletto: era l’amore della semplicità delle cose, che scaturivano con i tempi loro, pacate e tranquille e si adagiavano intorno alle persone a condirne le esistenze e ad attutirne i sobbalzi.
Oggi non si trova più.
Non perché i bambini non sbattono più la testa, semplicemente perché non c’è più nemmeno il tempo di soffermarsi a raccontare loro una bella favola e non si vuole cercarne nemmeno il pretesto.

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