sabato 17 settembre 2011

IL BRUCO E LA FARFALLA


Un bruco aveva sempre fame e mangiava in continuazione. Per non farsi scoprire dai predatori che lo cercavano per papparselo in un prelibato boccone, non indugiava troppo con le stesse foglie, ma, dopo averle brucate per benino con i suoi morsi e avendole riempite di buchi larghi e tondi, si spostava su altri rami e iniziava a brucare con la stessa uguale voracità.
Mangiava talmente tanto che cresceva a vista d’occhio. Ma non sapeva la ragione di questo incredibile appetito: nessuno glielo aveva spiegato e non sapeva nemmeno a chi avrebbe potuto chiederne spiegazione.
Un giorno che era diventato talmente grosso che quasi non ce la faceva più a camminare con le sue zampette, si trovò un posticino dove riposarsi.
Gli piacque al punto da iniziare a costruirsi un bel sacco a pelo tutto intorno al suo corpo di bruco. Non era contento finché non finiva e continuava per ore a tessere questo sacco a pelo intrecciando fili tra loro a costituire un tessuto resistente a forma di bozzolo.
Era rimasta fuori solo la testa e ancora continuava a tessere con instancabile lena.
Infine non rimase fuori alcuna parte del suo corpo.
Il bozzolo rimase immobile per giorni e giorni e del bruco non se ne aveva più notizia.
Un giorno, improvvisamente, s’iniziò a muovere qualcosa dentro il bozzolo e arrivò a romperne l’involucro in un punto basso e poi si vide che spingeva fuori, quasi a voler uscire.
Non era il bruco, che con tanta pazienza l’aveva tessuto, no, era qualcun altro che tentava di liberarsi, ma ancora non si riusciva a percepire cosa fosse.
Dopo tanto insistere,finalmente uscì e si resse con delle zampe lunghe e snelle, in attesa che il suo corpo umido si asciugasse.
Era appena nata e trascorrendo il tempo al sole si stava mostrando la magnificenza del nuovo essere, con delle splendide e grandi ali colorate che si distendevano, man mano che si asciugavano.
Era una farfalla, elegante e leggera.
Infine iniziò a muoverle queste ali: le apriva e le chiudeva, quasi a voler capire come funzionasse questo nuovo corpo che si trovava ad animare, così snello e distante da quel goffo e grasso bruco capace solo di mangiare e di trascinarsi, quasi strisciando.
Volò nel tepore dell’aria primaverile, pronta a succhiare il nettare dei fiori.
Ma non avrebbe rinnegato le proprie origini, perché la coerenza della farfalla sta nell’imparare innanzitutto a vivere come bruco.

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