sabato 17 settembre 2011

QUANDO LA PENNA STA PER FINIRE


Uno che scrive usa molto la penna, versando fiumi d’inchiostro sopra fogli di carta.
Se scrive di getto, poi, non lesina affatto la quantità di inchiostro che consuma per correre appresso ai suoi pensieri, che gli sgorgano liberi e fa appena in tempo ad appuntarseli.
Ma all’improvviso, guardando la cartuccia della penna che stringe tra le dita,si accorge che l’inchiostro è sparito, la penna ancora scrive  e chissà per quanto!
Se non ne ha altre, scrive con l’incertezza che possa finire nel bel mezzo dei suoi pensieri e che lo possa lasciare naufrago in un mare di fogli bianchi senza più inchiostro.
Ma se chi scrive scrivesse storie per bambini, i tratti della penna quando inizia a smettere di scrivere, sarebbero la traccia dei suoi singhiozzi o il suo tentativo di comunicare attraverso l’alfabeto Morse.
I singhiozzi della penna non si sentono, perché la penna non parla con la voce, ma attraverso il suo inchiostro, li scrive sul foglio e per farle passare i singhiozzi non si può far bere acqua alla penna, né farle prendere un bello spavento, anche se si potrebbe minacciare di buttarla, ma non ha orecchie e non ci può ascoltare.
Però se le si fa bere un bel bicchierino di inchiostro, forse le passa il singhiozzo e riprende a scrivere come si deve, per filo e per segno e non a tratti, incidendo solo il bianco della carta, senza quasi che vi si possa leggere niente.
Ma lo scrittore dovrebbe anche avere molta fantasia per trovare un bicchiere adatto ad una penna che è pure senza bocca!

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